2012: Leggere i segni dei tempi
Un'Omelia di P. Carlo Colonna, sj
Ciò che segue è un saggio di omelia, proposto da Cattolici per Israele, per il Nuovo Anno 2012. E’ un esempio di messaggio evangelico della Chiesa, libero dagli effetti negativi degli ‘Elefanti nella stanza’, che in questi anni stanno affliggendo la Chiesa in Terra Santa. L’omelia è basata sulle letture per la Messa della Madre di Dio del 1° gennaio 2012.
La Divina Liturgia della Chiesa ha presente l’inizio dell’anno 2012 come evento non solo naturale senza alcun riferimento al Dio del tempo e dell’eternità, ma carico della Potenza Creatrice di Dio, che dona all’uomo giorni, mesi ed anni in cui compiere la sua missione terrena. Da qui la Chiesa di Dio invita tutti i credenti in Dio Creatore di rivolgersi a Lui, con le braccia alzate, senza polemiche e contese, per ricevere da Lui la sua benedizione, che trasformi i nostri giorni in un cammino nel tempo ricco di vita e di opere buone. E Dio volentieri si compiace di darci questa sua benedizione, quando vede che i nostri cuori confidano sinceramente in Lui, gli danno culto e ricordano i suoi comandamenti per metterli in pratica in ogni momento con la sua grazia.
Nella prima Lettura della Liturgia la Chiesa prende da Israele, popolo di Dio, le formule di benedizione con cui Dio aveva istruito Aronne su come benedire i figli del suo popolo. E’ questo un segno delle radici bibliche e giudaiche della fede e del culto della Chiesa, attraverso cui il Dio d’Israele è diventato il Dio delle Nazioni, il loro Signore e Salvatore, facendosi conoscere a tutti attraverso la persona umile, pacifica e dolce del Messia d’Israele, Gesù Cristo.
La Chiesa celebra la fine e l’inizio dell’anno civile all’interno di un periodo liturgico, chiamato Liturgia del Natale del Messia d’Israele, nato da donna vergine, non per contatto umano, ma per opera di Spirito Santo. Sette giorni fa a Natale la Chiesa ha accolto il dono di Dio al mondo intero della Luce delle Genti e Gloria d’Israele, Colui che viene a liberare il mondo dal peccato e a indirizzare il cammino dell’uomo verso le regioni eterne del Regno di Dio, regno della luce e della vita senza fine. Oggi la Chiesa celebra la prodigiosa maternità di Maria, in cui si uniscono due incredibili prodigi di Dio: il primo più umano, è la nascita di Gesù da una vergine per sola opera dello Spirito Santo; il secondo del tutto divino ed insondabile, è la Natura divino-umana di colui che nasce da Maria, che è nello stesso tempo Figlio di Dio dall’eternità e figlio di Maria nel tempo. Da questo grande mistero deriva l’uso della Chiesa di chiamare Maria, “Madre di Dio”.
Ecco, la benedizione di Dio all’umanità intera! Dio si è scelto una donna giudea e un figlio giudeo, per farli depositari di doni divini, destinati a tutti gli uomini, ai giudei per primi e poi a tutte le nazioni. E’ il dono della remissione dei peccati e della divinizzazione di ogni carne, perché la carne e il sangue, ogni carne, sia essa ebrea o palestinese o statunitense o cinese, non può ereditare il Regno di Dio, ma solo se rinasce da Spirito Santo, mediante la fede in Gesù e il dono dello Spirito Santo.
La Chiesa di Gesù Cristo, depositaria di questa benedizione divina per il mondo, è tenuta per sua missione propria ad annunziare questa benedizione e far sì che ogni persona ne partecipi. Per questo la Chiesa di Gesù Cristo, di cui siamo ministri, si rivolge a tutti gli uomini senza distinzioni di razze e nazioni, perché Gesù, il Figlio di Dio, è il Salvatore di tutte le razze e di tutte le Nazioni. Così, il volto propizio di Dio che splende sul volto dei fedeli è intimamente unito al volto di Gesù e di Maria; al volto di Gesù, di cui Giovanni dice che è pieno “di grazia e di verità” e che “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”; al volto di Maria, che l’angelo chiamò “la piena di grazia”. Attraverso Maria e Gesù, frutto del suo seno, tutte le genti sono benedette da Dio, realizzandosi così per tutte le nazioni ciò che Dio promise ad Abramo che nel suo seme sarebbero state benedette tutte le genti.
A questo statuto della benedizione di Dio a tutte le Genti equivalente all’opera di Cristo, realmente accolta e vissuta in ogni uomo, dobbiamo aggiungere un altro dato biblico, che avvolge questa benedizione. Sta scritto infatti che la Luce di Dio (il Figlio) risplende in mezzo alle tenebre, che l’hanno combattuta, perché se ne andasse dal mondo, ma non hanno potuto vincerla. Il Figlio è rimasto nel mondo per portare la sua benedizione di salvezza a quanti l’accolgono in ogni tempo della storia umana (Gv 1,5-18). Ma che cosa avviene quando la Benedizione di Dio nel Figlio incarnato non viene accolta? Allora la non-accoglienza della benedizione rafforza il dominio delle tenebre spirituali nel cuore e nella mente degli uomini. Sono tenebre che hanno natura diversa da quanto è di “tenebroso” o di “male” nei rapporti umani. Vogliamo dire che le tenebre che avvolgono la faccia della terra, non sono solo “umanitarie”, legate alle invidie, gelosie, odi, rivalità, cupidigie sfrenate, guerre, contese di ogni tipo, che gli uomini hanno tra loro, ma sono tenebre “teologali”, legate alla mancanza di conoscenza del vero volto con cui Dio si è voluto rivelare a tutta l’umanità, che è il volto del Figlio suo, Gesù. Chi non conosce e riconosce il vero volto di Gesù come il volto del Figlio di Dio fatto uomo, sta nelle tenebre rispetto alla vera conoscenza del volto di Dio.
Stiamo qui in un luogo, la terra d’Israele, dove la Luce e le tenebre teologali, di cui stiamo parlando, sembrano che si siano date appuntamento. Qui si radunano i cristiani, per ricevere sempre più benedizioni dal loro Dio e Padre, per mezzo di Gesù Cristo e di Maria, sua Madre; nello stesso tempo qui vivono gli ebrei e i palestinesi musulmani che ancora non possono ricevere le benedizioni di Dio mediante Gesù il Messia, perché non credono a Gesù come Messia e Figlio di Dio. Ciò crea una grande tensione nel mondo spirituale-umano, che si riflette nella grande tensione esistente nel mondo inferiore della politica e della convivenza civile.
Per secoli il mancato riconoscimento del Figlio di Dio ha portato gli ebrei a non riconoscere i cristiani come “popolo di Dio”, eletto tra le nazioni e aggregato a Israele in virtù della sua radice; nello stesso tempo i cristiani non hanno ritenuto più Israele “popolo di Dio” a causa del suo rifiuto del Messia. Quali enormi conseguenze politiche e civili ha avuto questo contrasto teologale! Lo stesso Gesù in persona profetizzò che su Israele incredulo davanti a lui si sarebbe abbattuta l’ira del Dio d’Israele e suo Padre contro il suo popolo, più tremenda di quanto avvenne per la distruzione del Primo Tempio e la deportazione dei Giudei in Babilonia. Dio si servì dell’impero romano per attuare il suo castigo su Israele. Il tempio fu distrutto né mai più fu ricostruito e cominciò la diaspora d’Israele in mezzo alle nazioni fin quando non si concludesse il tempo delle Nazioni. Nel secolo XX però, dopo venti secoli di diaspora, abbiamo visto il medesimo Dio d’Israele, che aveva disperso il suo popolo tra le nazioni, all’opera per ricostruirlo come nazione e ricondurlo ad abitare nella terra dei padri. Il secolo XX ha avuto al suo centro un evento di tale grandiosità che solo i grandi eventi biblici gli sono paragonabili. Infatti la ricostruzione di Israele come nazione e il suo ritorno nella terra dei padri sono due grandi eventi biblici, che testimoniano la lotta tra Dio e Satana nell’epoca del dominio dell’ateismo, che non riconosceva più né Dio né Satana. Da una parte Satana mediante il suo fedele carnefice, Hitler, cercò di ridurre a morte Israele, dall’altra Dio ha risuscitato il suo popolo come nazione e lo ha condotto a vivere nella sua patria d’origine. Oggi che la Chiesa ha definitivamente abbandonato la teologia della sostituzione che negava a Israele il titolo di “popolo di Dio”, possiamo e dobbiamo parlare in questi termini. Per questo non si può giudicare in modo solo politico il ritorno di Israele nella sua terra, ma in chiave biblica e teologale. Continuino pure gli uomini a giudicare gli eventi della storia in chiave solo politica. Sono ciechi e guide di ciechi! Non hanno né sapienza né profezia che viene da Dio. Chi ha intimamente compreso che il Dio d’Israele e il Dio delle Nazioni sono un solo e medesimo Dio, che regna su Israele e sulle nazioni nei secoli dei secoli, comprende il governo di Dio su Israele e sulle Nazioni.
Perché questo ritorno di Israele nella patria dei padri? Anche qui non ci solo motivi politici ed etnici. Il motivo principale è teologale e biblico. E’ perché nei piani del governo della storia da parte del Dio Unico degli uomini, Israele ha un grande ruolo da svolgere per preparare le nazioni al ritorno del Messia nella gloria. Nel secolo XX quindi ha avuto inizio il grande cambiamento epocale che prepara l’umanità all’evento conclusivo della storia: la venuta definiva del Regno di Dio, ciò per cui tutti i cristiani ogni giorno pregano, dicendo: Venga il tuo Regno.
Il ritorno di Israele come Nazione nella sua terra non è avvenuto in modo indolore e pacifico per i Palestinesi, che l’occupavano. I Palestinesi si sono sentiti ingiustamente cacciati via dalla loro terra. Da qui forti tensioni politiche e religiose, che ancora oggi continuano. In termini di giustizia e di rispetto dei diritti umani noi leviamo la voce contro Israele, nuovo Stato dominante in questa Terra, quando la necessità di imporre il suo governo priva i Palestinesi dei diritti umani fondamentali. Nello stesso tempo leviamo la voce contro i Palestinesi, quando, attizzati dall’odio verso Israele per motivi razziali e religiosi, oltre che politici, intraprendono efferate azioni di terrorismo nel tentativo folle di rispondere con sofferenze a sofferenze, con distruzioni a distruzioni. La spirale della violenza e dell’odio cresce così senza fine. Questo è frutto del peccato degli uomini, non della volontà di Dio. Da parte di Israele e dei Palestinesi non si possono giustificare crimini contro la giustizia con la Parola di Dio sia essa in versione giudaica che musulmana. Da una parte Israele ha il dovere di dare una degna sussistenza nella loro terra ai palestinesi; dall’altra i palestinesi hanno il dovere di riconoscere ad Israele il legittimo possesso politico della loro terra, diritto peraltro riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, e astenersi dal fomentare l’odio verso Israele per tentare di annientarlo come non era riuscito a Hitler.
Nel campo dei rapporti tra cristiani e musulmani, ancora oggi il mondo musulmano fanatico e fondamentalista, che sembra manifestarsi oggi sotto il manto della “primavera araba”, dà sempre nuove manifestazioni di odio anticristiano, producendo dolori, lacrime e martiri tra i cristiani. Come dice un salmo, veramente “siamo messi a morte ogni giorno per il tuo Nome!”, ma non temiamo di versare il nostro sangue perché venga presto il Regno di Dio!
La competenza della Chiesa, però, non è in questioni politiche e civili, ma divine, legate alla salvezza degli uomini e al riconoscimento del vero volto di Dio. Suo compito primario e proprio è di continuare a portare ad ogni Nazione la conoscenza del vero Nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e l’opera della SS. Trinità, che è la salvezza di ogni uomo in Gesù e nella sua Chiesa. Anche se a causa di questo siamo messi a morte ogni giorno! Ma sappiamo che i martiri di Dio già da ora regnano con Cristo nei cieli. Ancora di più: aumentando il numero dei martiri, si avvicina parimenti il giorno del ritorno di Cristo sulla terra per la risurrezione dei martiri e di tutti i giusti e la definitiva condanna degli empi e dei malvagi (Ap 6,9-10).
Secondariamente, la Chiesa fa opera di pace e di giustizia terrena anche tra coloro che non hanno la sua stessa fede nella benedizione di Dio attraverso il Messia, indicando nei criteri di giustizia umana, presenti spesso nei Trattati internazionali, le norme a cui attenersi per risolvere le questioni politiche e civili di convivenza tra i popoli.
Quale benedizione di Dio invochiamo da questo luogo per Israele, per quanti vi abitano, e per tutte le Nazioni? Sarebbe ipocrita, dopo aver ascoltato l’annunzio dell’Angelo ai pastori e la testimonianza dei pastori secondo il Vangelo di oggi, nascondere che il più grande desiderio della Chiesa che celebra questi misteri a gloria di Dio, sia quello di vedere tutti gli ebrei e tutti gli arabi, che per qualsiasi motivo non credono a Gesù Messia, aprire il loro cuore a Gesù e ricevere la sua salvezza. Questa è la missione che la Chiesa ha ricevuto direttamente dal suo fondatore, Cristo, in ogni luogo dove essa vive.
La Chiesa ringrazia lo Stato d’Israele che permette la celebrazione dei riti fondamentali della fede cristiana in questa terra, dove Gesù è nato, morto e risuscitato. Lo permette anche se la maggioranza degli ebrei non credono a Gesù come Messia d’Israele. Ringrazia parimenti lo Stato d’Israele, che dà libertà alla Chiesa di esprimere il suo dissenso sulla sua politica, quando è giudicata non in sintonia con criteri di giustizia verso i Palestinesi. E’ una libertà che testimonia il clima democratico che si vive nell’attuale Stato d’Israele. Comunque il servizio della Chiesa in terra d’Israele è soprattutto religioso, sociale, caritatevole secondo la sua fede e obbedienza ai comandamenti di Cristo.
Ci auspichiamo che anche in terra musulmana sia data a tutti i cristiani la liberta di celebrare pubblicamente i riti cristiani, senza pericolo di essere perseguitati per le fede o di avere in altro modo restrizioni nella partecipazione alla vita civile e pubblica.
La preoccupazione principale della Chiesa in ogni luogo dove svolge la sua missione è che ogni uomo sia raggiunto dalla benedizione di Dio in Gesù Cristo. Da qui nasce la preghiera principale che oggi rivolgiamo al Padre della luce: Padre, che ami tutti gli uomini e che per la salvezza di tutti hai dato il tuo Figlio come Salvatore del genere umano, ti preghiamo:continua con potenza in quest’anno la tua opera di apertura dei cuori alla benedizione che dai a ciascun uomo mediante la fede sincera e viva in Gesù Cristo Tuo Figlio. Per questo ti preghiamo: Ascoltaci, Padre.
Siamo anche preoccupati che la vita sociale e politica dei popoli di questi luoghi si svolga nella pace, nella concordia e nella giustizia e per questo preghiamo: Padre, elimina l’odio, il rancore, lo spirito di vendetta, la rabbia nel cuore di ebrei e palestinesi, e crea una convivenza pacifica assieme sulla stessa terra come un dono della tua bontà per tutti gli uomini in attesa che questi si aprano a ricevere la benedizione più grande che Tu vuoi dare loro, che non è per questa terra, ma per la vita eterna e la risurrezione nella carne. Per questo ti preghiamo: Ascoltaci, Signore.
Cristo sia sempre più la Luce delle Nazioni e la Gloria d’Israele!