Sulle Diverse Realtà che sono dietro il nome "Israele"
Studio di P. Carlo Colonna s.j.
Tre novità riguardanti la Chiesa, l’Israele moderno e il Giudaismo
Prima novità riguardante la Chiesa: E’ indubbio che nell’ora attuale della Chiesa lo Spirito sta chiamando i cristiani della Chiesa dei Gentili a riscoprire le radici ebraiche della loro fede in Dio e in Cristo, il messianismo di Cristo come messianismo giudaico, l’elezione mai rigettata da Dio del popolo giudeo, e a dichiarare superata la teologia della sostituzione con cui la Chiesa ai arrogava a sé tutte le prerogative divine d’Israele. Tutto ciò indica un avvicinamento della Chiesa al popolo ebreo da un punto di vista religioso e una valutazione più positiva di esso nel Disegno divino della salvezza. Tutto questo però interessa la dimensione religiosa interna sia alla Chiesa sia a Israele come comunità di fede e di culto.
Seconda novità riguardante Israele: Nello stesso tempo, dal 1947 in poi, è nato lo Stato d’Israele in Terra santa che ha inaugurato un nuovo modo di intendere "Israele", Israele come Nazione e Stato con radici giudaiche, ma a regime politico laico e democratico. A causa del conflitto politico Israele-Palestinesi si sta verificando un allontanamento sempre più forte tra la Chiesa e Israele come Nazione e Stato. In questo campo la Chiesa in Terra Santa e nel mondo arabo si è dichiarata più volte contro la politica di Israele e a favore dei Palestinesi. Basta ricordarsi ciò che è avvenuto nell’ultimo Sinodo dei vescovi del Medio Oriente. La lettera di Ariel alla Chiesa cattolica in Terra santa denunzia apertamente questo antiebraismo politico della Chiesa, che è tutta filo palestinese e la mancanza nei suoi pronunciamenti di ogni benché minimo significato positivo all’Israele religioso.
Terza novità riguardante il Giudaismo: Vi è poi un terzo fenomeno, che porta il nome di Israele. E’ il sorgere dal 1967 in Terra Santa e all’estero di un nuovo tipo di Giudaismo, il Giudaismo Messianico, che sempre più sta prendendo forza all’interno del mondo ebreo, cercando di affermarsi come un tipo legittimo di Giudaismo, e che si pone in dialogo in modo diverso con la Chiesa dei cristiani, perché c’è un legame spirituale profondo tra Giudaismo Messianico e Chiesa dei cristiani, la fede in Gesù Messia e la volontà di fare la sua volontà, fra cui c’è la volontà che tutti i credenti in Lui siano una sola cosa.
Questi tre fenomeni hanno profonde relazione tra loro. E’ normale che cristiani ed ebrei, coinvolti in relazioni reciproche, siano sensibili più ad una relazione che all’altra e che giudichino le diverse relazioni alla luce di una relazione considerata per loro come principale.
Due interpretazioni ideologiche di Israele errate
Si possono così individuare alcune posizioni estreme, che, secondo me, sono fuori della volontà di Dio e obbediscono di più ad "ideologie umane" o "ideologie divine" totalizzanti ed esasperate.
Ne segnalo due, opposte tra loro. La prima è l’"ideologia tutta umana", molto simile alla "teologia della liberazione" dell’America Latina, che considera Israele solo da un punto di vista politico, come Stato e Nazione attuale, che con il suo potere militare ed economico domina sui Palestinesi, ha un ingiusto dominio della Terra Santa e che quindi va combattuto con mezzi di guerra. Se non si fa prima questo, è completamente vana ogni considerazione di Israele dal punto di vista religioso. Questa posizione a livello teologico è favorita dal perdurare della teologia della sostituzione, che considera l’Israele attuale, non credente in Gesù, non portatore dei valore religiosi della sua tradizione passata, che ora invece sono portati avanti dalla Chiesa dei cristiani.
All’estremo opposto c’è l’"ideologia divina", che rivendica Israele come depositaria di promesse divine, sempre attuali, nonostante il rifiuto di Gesù Messia, per cui su Israele risplende sempre la benedizione di Dio, che in questi ultimi tempi si è manifestata nel ritorno di Israele come nazione nella sua Terra, data da Dio ai padri. Alla luce di queste teologia della benedizione divina su Israele mai revocata, la non accoglienza del Messia, protratta ancora dopo 2000 anni, sarebbe un piccolo peccato veniale, che non fa troppo danno ad Israele, perché è coperto dalla benedizione divina della elezione. Il messaggio di questa ideologia divina riguardante Israele è che se i popoli pagani vogliono essere benedetti da Dio nell’ora attuale, devono a loro volta benedire Israele e favorire in ogni modo il suo permanere in Terra santa. Questo indipendentemente se Israele accoglie il Messia o no. A mio parere questa posizione sfocia in una "idolatria di Israele" equivalente in campo cattolico ad una possibile "idolatria della Madonna", che è innalzata dai cattolici come fonte di benedizione per loro, anche se il culto della Madonna non conduce a Gesù, da cui soltanto viene ai cattolici e al mondo intero la benedizione della salvezza. Così Israele, da sola, anche senza Gesù, sarebbe per questa corrente di supervalutazione di Israele fonte di benedizione per le nazioni che benedicono Israele.
Teniamo presente che Maria fu proclamata da Elisabetta la "benedetta" fra tutte le donne perché con la sua fede divenne madre del Messia (Lc 1,42) e Paolo dice che il Padre ha benedetto in Cristo tutte le nazioni con ogni benedizione spirituale "in Cristo" (Ef 1,3). Da qui appare evidente che non si può parlare di benedizioni "per" o "da" Israele, se non per mezzo o in vista di Gesù Cristo. Ciò apparirà meglio nell’excursus seguente sulla benedizione "per" e "da" Israele.
Queste "ideologia divina" di Israele è portata avanti nell’ambito dell’Evangelismo-Messianico fondamentalista fortemente anticattolico, in cui l’antisemitismo della Chiesa cattolica viene equiparato all’antisemitismo di Hitler!
Breve excursus biblico per comprendere il verso significato della Benedizione "per" e "da" Israele
Prima di procedere oltre, in relazione al falso modo d’intendere la benedizione per Israele, espressa sopra, sarà utile chiarire il vero significato della benedizione, di cui Dio ha colmato Israele e di cui Israele per primo e poi tutte le nazioni della terra beneficiano.
In primo luogo possiamo convertire il termine "benedizione" con l’espressione "salvezza, vita e pace" per Israele in primo luogo e poi per le nazioni, benedette della benedizione di Abramo. "Salvezza, vita, pace" sono i tre beni che costituiscono la benedizione di Dio, come tre regali di inesprimibile valore contenuti in un solo pacco-dono.
Il depositario primo di questa benedizione fu Abramo, il patriarca d’Israele e di una moltitudine di nazioni (Gn 12,3; 17,4-5). In Abramo la benedizione prese una duplice forma: la consegna ad Abramo e alla sua discendenza secondo la carne della Terra Santa, luogo di vita e di pace, e la venuta di un figlio, il Messia, che avrebbe portato la salvezza, la vita e la pace a Israele e a tutte le nazioni. Questo figlio di Abramo non è tutta la discendenza carnale di Abramo, l’Israele secondo la carne, ma il Messia d’Israele, chiaramente simboleggiato da Isacco e dalla sua vicenda. Il Messia avrebbe dovuto portare a Israele e alle nazioni la salvezza, la vita e la pace di Dio.
La consegna della Terra Santa venne data ad Israele alla fine dell’Esodo dall’Egitto con la conquista della terra di Canaan da parte di Giosué. Notiamo che l’abitazione in questa Terra come propria patria doveva essere come un Paradiso edenico per Israele, ma a condizione che la Terra data a Israele conservasse la Santità, dovuta alla DIVINA PRESENZA, dimorante nel Tempio di Gerusalemme, rispettando la legge di Santità, data da Dio a Israele mediante la Torah. Israele non rispettò la Santità della Terra che Dio aveva dato ad esso e Dio, al tempo dei profeti Geremia ed Ezechiele, fece sapere ad Israele che andava in esilio dalla Terra a causa del generale peccato del popolo contro la sua Santità e la Santità della Terra.
Al tempo della venuta del Messia, Dio aveva intenzione di dare una Nuova Torah ad Israele per rinnovarlo nell’alleanza con Lui. Questa nuova Torah era data non più in un codice di precetti da osservare, ma nella Persona del Messia, Figlio di Dio, in cui credere e da accogliere come il Salvatore e vero Re d’Israele. Si stava realizzando allora la seconda parte della benedizione di Dio "per" Israele, quella che sarebbe venuta ad Israele mediante l’accoglienza del Messia, la salvezza, la vita, la pace. Sappiamo come Israele come nazione di Dio rifiutò di accogliere il Messia, anzi lo fece uccidere dai Romani. Dio allora privò temporaneamente Israele come nazione della benedizione del Messia, riservandosi di benedire Israele con la benedizione del Messia soltanto nei tempi escatologici, dopo il tempo delle nazioni, prossimi alla seconda venuta di Gesù nella gloria, nell’ultimo giorno della storia. Israele, inoltre, oltre ad essere privato della benedizione del Messia e, quindi, della salvezza, vita e pace che venivano da Lui, fu privato da Dio anche del possesso della Terra Santa, con il fenomeno della distruzione del Tempio di Gerusalemme, simbolo e centro della religione giudaica, e con la dispersione tra le nazioni senza poter ritornare a vivere nella Terra Santa.
Intanto il rifiuto del Messia da parte di Israele si rivelò essere una "benedizione" per le nazioni, che cominciavano ad accogliere in massa il Messia, il Figlio di Dio e di Abramo, diventando così eredi della benedizione di Abramo. Paolo parla della caduta di Israele come "ricchezza del mondo" (Rm 11,12) e il loro fallimento come "ricchezza dei pagani" (id.). Da questa parole possiamo intendere che la salvezza, la vita e la pace di Dio (la benedizione di Dio) si è riversato sulle nazioni pagane "da" Israele in un duplice senso: in quanto il Messia, portatore della benedizione, veniva da Israele e in quanto Israele, col suo rifiuto del Messia, ha fatto sì che il Messia fosse predicato con più potenza e libertà in mezzo ai pagani, favorendo la corsa del Vangelo in mezzo a loro.
A questo punto dobbiamo avere la ferma convinzione che non esiste una duplice salvezza o una duplice benedizione, una per Israele e una per le nazioni. No assolutamente. La benedizione della salvezza-vita-pace mediante il Messia è unica per Israele e per le nazioni. Nel Disegno eterno di Dio sulle nazioni, che si realizza in tappe storiche lungo il tempo umano, se Israele ha escluso il Messia e non ha ricevuto la sua benedizione, Dio non ha escluso per sempre Israele dalla benedizione del Messia, ma ha riservato l’ultimo tempo della storia perché questo evento avvenga. Intanto Dio opera nella storia verso Israele, permettendo la sua permanenza come popolo di Dio, legato al Giudaismo antiMessianico e preparando i tempi della sua "conversione" finale al Messia. Il perseverare lungo il lungo periodo di venti secoli di Israele nella religione giudaica, nel tempo della diaspora, lontano dalla sua Terra, può essere paragonato ai quarant’anni di peregrinaggio nel deserto, al tempo di Mosé, a causa della sua incredulità. L’esclusione non fu per sempre, ma temporanea, finché non si formasse una nuova generazione di Giudei, a cui Dio affidò la Terra promessa. Possiamo considerare questi fatti biblici come simbolo di quanto è avvenuto e sta avvenendo dell’Israele antiMessianico di questi venti secoli.
Ora però i tempi stanno cambiando. Lo dirò meglio in seguito. Eventi nuovi, mai successi nei venti secoli precedenti, fanno capire che stiamo entrando nella fase escatologica ultima, predetta da Paolo e dai profeti apocalittici come Giovanni di Patmos. Si sta avvicinando il tempo della benedizione di Dio per Israele mediante l’accoglienza del Figlio. A questo punto noi, il resto delle nazioni, che abbiamo accolto il Messia e conserviamo la sua benedizione, dobbiamo intensamente pregare ed operare perché questa accoglienza del Messia avvenga sempre più speditamente ed accogliere come fratelli nel Signore quanti tra gli ebrei accolgono il Messia. Così facendo, noi preghiamo "per" la benedizione su Israele, che nei tempi del Messia già venuto e prossimo a tornare, non può avere che come suo centro l’accoglienza del Messia. Ma dobbiamo anche ricordarci che Paolo ha profetizzato che "da" Israele, che negli ultimi tempi accoglie il Signore Gesù, si sarebbe riversato sull’intera umanità una benedizione ancora più potente di quella che avvenne all’inizio del Cristianesimo con la diffusione della fede nel Messia tra le nazioni della terra. In altre parole, negli ultimi tempi, Dio si è riservato di benedire in modo nuovo e con maggiore potenza le nazioni della terra attraverso la benedizione del Messia, che cade finalmente su tutto Israele. E’ ciò che insegna chiaramente Paolo:
Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa sarà la loro partecipazione totale!....Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quel potrà non essere la loro riammissione, se non un risurrezione dai morti! (Rm 11n12.15).
Comprendiamo così come in questi ultimi tempi pregare da parte di noi, il resto delle nazioni rimasto fedele al Messia, "per" la benedizione di Israele mediante l’accoglienza del Messia si trasforma automaticamente in una benedizione di Dio per le nazioni, che parte "da" Israele. E’ vero allora che le nazioni (il resto) che pregano perché Israele sia benedetto dall’accoglienza del Messia, riceveranno benedizione dall’Israele Messianico degli ultimi tempi, destinato ad essere la guida spirituale delle nazioni, cadute nella cecità davanti al Messia, e così prepararle alla venuta finale del Messia nella gloria, disponendo così l’umanità al giudizio delle nazioni, evento che concluderà la storia dell’umanità sulla terra.
Rimane da considerare che posto occupa in questa visione degli ultimi tempi per Israele e per le nazioni, la benedizione di Dio riguardante l’occupazione di Israele della Terra Santa. A mio giudizio, è una benedizione di Dio, ma riguardante solo la sfera civile e terrena della vita d’Israele, distaccata da ogni benedizione propriamente soprannaturale di Dio su Israele, che viene ad esso solo dall’accoglienza dei Gesù Messia e Figlio di Dio.
Un fatto testimonia questa mia interpretazione. Quando al tempo dell’Esodo Israele conquistò la Terra Santa contro i Canaaniti del tempo, tutto avvenne secondo i canoni di una vera "guerra santa", in cui più che la spada, fu la DIVINA PRESENZA, a capo dell’esercito d’Israele, a determinare il crollo del dominio delle sette tribù, che dominavano nella Terra Santa. Dopo venti secoli di diaspora, Israele ha riconquistato la sua Terra in modo del tutto laico, con la forza della spada, senza alcun riferimento alla DIVINA PRESENZA in mezzo all’esercito d’Israele. Il Movimento Sionista, che determinò il ritorno degli ebrei nella loro terra, fu essenzialmente un Movimento politico-laico, cui si unirono anche le correnti più propriamente religiose d’Israele. La continuazione in questi anni di Israele come Nazione e Stato in Terra Santa confermano questa interpretazione fondamentalmente laica della benedizione di Dio su Israele. Più avanti spiegherò meglio questa mia interpretazione, facendo vedere come anche il sorgere di una Stato laico come forma di una nazione di origine strettamente religiosa, qual è Israele, rientra del Disegno di Dio riguardante Israele negli ultimi tempi e non è in contraddizione con le origini strettamente religiose di Israele.
Cinque possibili modi di intendere Israele. I primi tre modi.
Ritorniamo ora al tema centrale di questo studio. Mi rifaccio alle due deviazioni ereticali, di cui ho parlato prima dell’excursus biblico sulla benedizione "per" Israele e "da" Israele. Tra queste due deviazioni estreme ereticali vorrei ora presentare alcune posizioni intermedie, ma per farle comprendere meglio, è necessario analizzare in modo distinto cinque possibili modi con cui possiamo utilizzare il termine "Israele".
1. Il primo modo è indicare con Israele la sua storia contenuta nei libri dell’Antico Testamento fino a Gesù. C’è poco da dire a riguardo. Sia la Chiesa sia il Giudaismo riconoscono il valore divino di questa storia, in cui Dio rivela se stesso e il suo Disegno di salvezza per tutti i popoli della terra. Israele in questa storia assume sempre più il valore dello strumento eletto da Dio per portare la benedizione di Dio e la luce della salvezza a tutte le nazioni. Israele indica così la "nazione o popolo di Dio", legato a Dio con un’alleanza che determina il suo destino per sempre.
2. Il secondo modo indica in "Israele" la nazione ebraica dopo il rifiuto come totalità del Messia, Gesù Cristo. Poiché dalla diaspora in poi Israele non abita più nella sua terra, il nome di Israele viene sostituito da quello di "Giudaismo", che custodisce la continuità di Israele come nazione, anche se questa nazione è dispersa tra i popoli. Il rifiuto di Gesù come Messia segna questo tipo di "Israele" e gli fa prendere le distanze dalla Chiesa dei cristiani. Questo Israele continua ad essere "nazione di Dio", ma segnato dal grave peccato, cosciente o meno non importa, del rifiuto del Messia.
3. In un terzo modo il termine "Israele" nell’epoca moderna indica lo Stato e la Nazione d’Israele, che si sono formati nella Terra santa dal 1947 in poi. Questa Nazione non può essere più indicata come "nazione di Dio", ma semplicemente come una nazione come tutte le altre, laica e democratica, come sono tutte le nazioni occidentali di oggi. Naturalmente la Nazione e lo Stato attuale di Israele riconosce la sua radice giudaica molto di più di quanto i popoli europei attuali riconoscono la radice cristiana dell’Europa. Questa radice giudaica, però, si ferma ad essere solo radice, destinata ad influenzare culturalmente e spiritualmente l’Israele politico e civile, ma non si sviluppa nel formare uno Stato teocratico, come era l’Israele dell’Antico Testamento del tempo di Davide e Salomone.
Qua la questione si complica, perché siamo di fronte ad una radicale novità dell’essere di Israele rispetto alle sue origini e alla tradizione dell’Antico Testamento. Infatti, Israele ha sempre vantato di essere "il popolo che Dio si era scelto tra le nazioni della terra", anche nel tempo dopo Cristo fino ai nostri giorni. Ora l’attuale esistenza di Israele come Nazione e come Stato, non ha più un fondamento religioso, non è una "teocrazia", ma è uno Stato laico, in cui il Giudaismo rimane come cultura originaria e spiritualmente animante gli ebrei, che si lasciano coinvolgere da essa.
Si possono avere diverse comprensioni di questo fatto.
La prima considera il sorgere di Israele come Stato laico un grave peccato e una grave deroga dal modello di Stato teocratico, con cui è nato lo Stato d’Israele nel concerto delle nazioni della terra al tempo di Davide e Salomone. Il segno di questo Stato teocratico era il grandioso Tempio di Gerusalemme, dimora della DIVINA PRESENZA, che governava Israele in modo sovrano. Il re di turno era soltanto il rappresentante, unto da Dio, per governare il popolo in Suo Nome.
Se da un punto di vista cristiano l’Israele religioso antiMessianico rimane segnato dal grave peccato del rifiuto del Messia, che ancora oggi rimane per la totalità d’Israele, il sorgere dello Stato laico d’Israele dovrebbe essere considerato un altro grave peccato da parte del Giudaismo ortodosso in quanto non ha fondamento in YHWH, Dio d’Israele. Israele quindi non solo ha rifiutato il suo Messia (secondo i cristiani), ma rifiuta anche, come Stato, di riconoscere la sua origine da Dio e il suo Statuto fondamentale di vita in una Legge, la Torah, di origine divina. La Nazione e lo Stato d’Israele sarebbero, quindi, una grave deroga dalla sua radice e statuto fondamentale, che non può essere laico, ma religioso. Questo giudizio di peccato circa l’Israele laico attuale non è dato da noi cristiani, ma dalle correnti Giudaiche più ortodosse che giudicano il bene e il male d’Israele solo alla luce delle Scritture ebraiche antiche.
La seconda comprensione considera questo nuovo modo di essere d’Israele a regime politico completamente laico non come peccato, ma anzi come un Disegno di Dio su Israele suo popolo, che in tal modo ha ricostituito l’esistenza di Israele come Nazione e come Stato in mezzo alle altre nazioni della terra, ma nello stesso tempo ha separato la sussistenza terrena, politica, economica, temporale di Israele dalla sua sussistenza come popolo di Dio, cioè dalla sua dimensione strettamente religiosa. Una cosa simile è avvenuta nella Chiesa cattolica, quando nel ‘800 la Chiesa in Italia è stata privata del suo dominio temporale e gli è rimasta solo la sua dimensione religiosa da diffondere tra le nazioni. Anche gli Stati europei, in regime di Cristianità, erano diventati Stati teocratici, i cui sovrani governavano in nome della SS. Trinità, sottomessi nelle cose spirituali all’autorità spirituale della Chiesa. Con l’epoca moderna e la ribellione delle nazioni europee all’obbedienza spirituale alla Chiesa cattolica, gli Stati europei hanno rigettato la loro origine divina e si sono date Costituzioni laiche, democratiche e liberali, di matrice massonica, anche se la cultura dei popoli europei era ancora abbondantemente segnata dal Cristianesimo e dall’influsso spirituale della Chiesa. A somiglianza di quanto avvenuto in Europa, l’Israele politico attuale ha preso le distanze dal Giudaismo, di cui una parte prevede lo Stato di natura teocratica, e si è costituito come Stato laico, democratico e liberale con cultura giudaica come radice, ma aperto ad accogliere anche altre correnti culturali e spirituali, a volte diametralmente opposte al Giudaismo. E’ l’adeguamento agli Stati laici, democratici e liberali dell’Europa.
Alla luce della teologia messianica, che accetta Gesù come il Messia di Israele, questa distinzione che permette il sorgere di Israele come Nazione e Stato laico, è più che giustificabile. Gesù infatti, che sarebbe dovuto essere il vero Re d’Israele, non ha mai vantato nei confronti d’Israele un dominio politico, ma semplicemente spirituale, religioso, che rendeva ancora di più Israele vero popolo di Dio. Il regno di Gesù non è di questo mondo, e ciò vale per tutti, Giudei e Gentili, credenti in Lui. Alla luce del Messianismo regale di Gesù, Israele finisce per sempre di essere una Nazione e uno Stato a regime religioso di governo politico, con un Re divino che lo comanda, ma si ritrova ad essere, nella sua dimensione politica, come le altre nazioni della terra. E’ ciò che si è manifestato ai nostri giorni con il sorgere del Sionismo politico, che ha portato alla nascita della Nazione e dello Stato ebraico attuale.
Lo stesso non vale, però, per la dimensione religiosa di Israele, che si chiama "il Giudaismo". Il Giudaismo, fin dal tempo di Gesù e dei suoi apostoli, tutti ebrei, è chiamato a diventare Giudaismo Messianico e, se questo progetto di Dio non si è potuto realizzare per 20 secoli, oggi si sta manifestando in modo nuovo attraverso la nascita del Giudaismo Messianico attuale.
In questo modo, ai nostri giorni, stiamo davanti a due fenomeni completamente nuovi nella storia di Israele. Da una parte la nascita di una Nazione e di un Stato, l’Israele politico, a fondamento laico e democratico; dall’altra il sorgere e lo svilupparsi in modo incredibile in pochi decenni di un nuovo Giudaismo Messianico, che sempre più si sta affermando come una risurrezione e un completamento del Giudaismo antico, prima e dopo di Cristo.
Vi è una terza comprensione dell’Israele politico attuale. E’ la comprensione di quanti ricercano nell’Antico Testamento le profezie riguardanti l’Israele politico attuale. Costoro sono sia Giudei ortodossi sia Giudei Messianici. E’ interessante notare in costoro una certa contraddizione. Da una parte essi sono convinti della natura strettamente religiosa che domina l’esistenza di Israele, per cui cercano nella Parola di Dio la conferma del fenomeno del ritorno in Terra Santa di Israele come Nazione e come Stato. Dall’altra questi non si scandalizzano che questo nuovo Israele politico, anche al di fuori del rifiuto del Messia, che continua a distinguere l’Israele religioso di oggi come massa, abbia una costituzione laica e democratica, che non fa alcun riferimento alle origini religiose di Israele e ai suoi doveri verso Dio.
In costoro non c’è la preoccupazione di ricostruire in Gerusalemme il Tempio antico, dove Dio dimorava con la sua DIVINA PRESENZA. Quando l’Israele antico ritornò nella Terra santa dopo l’esilio di Gerusalemme, sorsero i profeti (Aggeo, Zaccaria) ad esortare il popolo alla ricostruzione del Tempio, annunziandone la gloria futura. E’ l’ultimo tentativo di conservare Israele come Stato decisamente teocratico, che custodiva la DIVINA PRESENZA al suo interno. Dopo la distruzione del Tempio al tempo di Tito e il fenomeno della diaspora, Israele, distrutto come Stato teocratico, si conservò come Nazione fino ai nostri giorni in virtù del Giudaismo rabbinico. Adesso che Israele come Nazione è ritornato nella sua terra naturale e si è formato come Stato, non c’è stata nessuna preoccupazione seria sia da parte delle Autorità Statali che da parte del Giudaismo religioso di ricostruire il Tempio e il servizio del tempio, secondo il modello del Giudaismo antico, prima della dispersione. Anche le attuali correnti di Giudaismo Messianico, che vogliono fortemente richiamare gli Ebrei Messianici a conservare la cultura giudaica tradizionale, non parlano di ricostruzione del Tempio in Gerusalemme e del ripristino del servizio sacerdotale prima di Cristo. Che cosa vuol dire tutto questo? Possiamo interpretare questa assenza di preoccupazione del Tempio da ricostruire come un segno della volontà di Dio sull’Israele attuale come Nazione e come Stato. La volontà di Dio si è fermata a volere soltanto la ricostruzione di Israele come Nazione avente la sua terra originaria e come Stato laico. L’essere Israele Tempio e Dimora di Dio in mezzo alla nazioni, non è più compito dell’Israele politico e del Giudaismo antiMessianico, ma del Giudaismo Messianico, che diventa in Cristo il nuovo Tempio di Dio fra le nazioni unito al Tempio di Dio fra le nazioni che è la Chiesa dei Gentili. Nel Nuovo Testamento non è più un Tempio di pietra, costruito a Gerusalemme o a Roma ciò che custodisce la DIVINA PRESENZA, ma è la COMUNITA’ MESSIANICA, costituita dai credenti in Gesù Messia e Figlio di Dio, Ebrei e Gentili.
Per questi motivi io accetto la seconda comprensione dell’attuale Israele politico, perché coerente con la fede in Cristo. Questa comprensione distingue molto bene il compito di Israele come politica dal suo compito come religione. Il compito di Israele come politica lo vede impegnato nel conflitto con i Palestinesi di Terra Santa e si deve risolvere in chiave politica con l’aiuto delle altre nazioni della terra. Il compito di Israele come religione lo vede impegnato nel suo conflitto secolare di resistenza al Cristianesimo, dal momento che il Giudaismo ufficiale ancora non riconosce Gesù come il Messia, ma è destinato ad essere superato del Giudaismo Messianico, come di fatto è cominciato ad avvenire.
Gli altri due modi di intendere "Israele"
Ritornando a modi di intendere la parola "Israele", vi poi un quarto modo di intendere questo termine, quando si indica con esso il Giudaismo Messianico attuale. Si riallaccia al secondo modo. Indica Israele nella sua dimensione religiosa, quindi è un Giudaismo, ma nello stesso tempo non è antiMessianico, ma proMessianico, in quanto riconosce che Gesù è il Messia e reinterpreta tutto il Giudaismo alla luce di Gesù Messia, considerato come il completamento del Giudaismo. Il Giudaismo Messianico è naturalmente in relazione spirituale con la Chiesa dei Gentili dei credenti in Gesù, ma con nessuna Chiesa Istituzione, che sono nel mondo dei Gentili. Compito del Giudaismo Messianico è anche quello di vedere come allacciarsi al Giudaismo antiMessianico dei venti secoli precedenti e a Israele come nazione e come Stato laico.
Vi è poi un quinto modo di parlare di "Israele". E’ in senso simbolico e spirituale, quando si dice che la Chiesa è il "nuovo Israele", l’Israele secondo lo spirito, di cui la pietra angolare è il Messia Gesù e le fondamenta solo gli apostoli di Gesù. E’ un popolo consacrato al Signore suo Dio, come lo era l’Israele antico. Questo linguaggio può essere inteso in modo sbagliato, se nasce dalla teologia della sostituzione, che vede spogliato l’Israele secondo la carne di tutte le prerogative divine, che ora sono passate alla Chiesa, nuovo Israele. Può però essere inteso in senso giusto, se si parla della Chiesa dei Gentili, in quanto continuatrice dello sviluppo dell’Israele antico in mezzo alle nazioni in virtù dell’innesto dei Gentili sulla radice più sacra di Israele, che è il suo Messia.
Diverse relazioni che si possono stabilire tra questi 5 modi di intendere Israele a seconda del punto di partenza
Dopo la sintetica presentazione di questi 5 modi di comprendere la parola "Israele", si può pensare una rete di relazioni tra queste cinque realtà, descrivibile in questo modo. Ogni modo è caratterizzato dal punto di partenza assunto che è il modo a cui un ebreo o un cristiano sente di appartenere.
Attualmente l’Israele Antico Testamento non vive più, ma vive come l’origine degli attuali modi di essere d’Israele, che non possono fare a meno di relazionarsi con la loro origine Vetero-Testamentaria.
Primo modo. Partenza: Israele Antico Testamento. Che relazione ha col Giudaismo antimessianico, col Giudaismo Messianico, con Israele Nazione e Stato laico attuale, con la Chiesa, nuovo Israele?
Secondo modo. Partenza: Israele o Giudaismo antiMessianico. Che relazione ha con Israele Antico Testamento, col Giudaismo Messianico, con Israele Nazione e Stato laico attuale, con la Chiesa, nuovo Israele?
Terzo modo. Partenza: Israele Nazione e Stato laico. Che relazione ha con Israele Antico Testamento, col Giudaismo antiMessianico, col Giudaismo Messianico, con la Chiesa, nuovo Israele?
Quarto modo. Partenza: Il Giudaismo Messianico. Che relazione ha con Israele Antico Testamento, col Giudaismo antimessianico, con Israele Nazione e Stato laico, con la Chiesa, nuovo Israele?
Quinto modo. Partenza: La Chiesa, nuovo Israele. Che relazione ha con Israele Antico Testamento, col Giudaismo antiMessianico, col Giudaismo Messianico, con Israele Nazione e Stato laico attuale?
Sarebbe bene ora sviluppare questi cinque modi di relazionarsi reciprocamente da parte delle realtà interessate. Potrebbe essere l’occasione di un altro studio. Ne verrebbe fuori una mappa completa della complessità della questione riguardante Israele lungo la storia e nei tempi attuali.
Mi rivolgo a Ariel
Ora mi rivolgo a te, Ariel, e chiedo a te, che sei un cattolico Gentile e, quindi, non appartieni a nessuno di questi quattro modi di essere Israele, ma alla Chiesa, nuovo Israele, ma nello stesso tempo sei molto vicino a ciò che appartiene a Israele nei modi sopraddetti, tranne forse che per il Giudaismo antiMessianico
A me sembra, leggendo la tua lettera alla Chiesa e il tuo sito web, che tu come punto di partenza dai la netta preferenza ad Israele Antico Testamento (letto però alla luce del Messia, Nuovo Testamento) e al Giudaismo messianico attuale, a cui ti senti spiritualmente unito a causa del comune Messianismo. Io sono come te. Vivo i rapporti con Israele sul piano della fede e mi sento in sintonia con Israele A.T. (Primo modo) e col Giudaismo Messianico (Quarto modo). Il punto controverso invece, a mio parere, è la relazione con Israele come Nazione e Stato laico attuale. Qui non c’è più una stretta relazione di fede sia perché lo Stato e di Israele è laico sia perché la cultura giudaica di questo Stato è ancora per la maggioranza antiMessianica.
A mio parere, ci sono sia da parte tua, sia da parte del Giudaismo antiMessianico e pro Messianico attuale molte attese e visioni di tipi religioso-biblico, quasi una supervalutazione religiosa dell’Israele politico, che poi non corrisponde alla realtà effettiva di Israele politico, che è uno Stato laico.
Lo scontro sta tra due visioni: da una parte la visione niente affatto religiosa di Israele come Stato da parte della Chiesa a maggioranza palestinese in Terra Santa e di quanti combattono Israele e la sua politica contro i Palestinesi, dall’altra, la visione religiosa di Israele come Stato, anche se laico, da parte che coloro che continuano ad interpretare lo Stato laico di Israele come qualcosa che rientra nelle profezie bibliche, che ora si stanno attuando circa Israele.
La mia posizione è intermedia: Io sostengo che l’attuazione dello Israele come stato laico rientra nei Disegni di Dio, e quindi è giusto sostenere Israele nelle sue giuste pretese di abitare in Terra Santa, anche se non si approvano tutti i suoi modi di trattare i Palestinesi; dall’altra i Disegni veri su Israele non si concentrano sull’Israele politico, ma contemplano la conversione del Giudaismo antiMessianico in Giudaismo pro Messianico, fenomeno che si sta cominciando a verificare con la corrente attuale del Giudaismo Messianico. Fino di questo Disegno è dare al mondo il segno escatologico finale alle nazioni della prossima venuta nella gloria del Signore Gesù con la venuta definitiva del Regno di Dio.
Questa visione permette di mettere su due piani diversi l’impegno a favore di Israele come Stato in Terra Santa e l’impegno per la causa più santa di accelerare i tempi della conversione di tutto Israele verso Gesù Messia. Dal tuo modo di esprimerti nella lettera sui dieci elefanti, a mio giudizio, non sono sufficienti distinti i due impegni, tanto sono mischiati tra loro e la soluzione per cacciare gli elefanti dalle camere interne della Chiesa non è facile a trovarsi.
In altre parole non è ancora maturata la coscienza della distinzione, che Dio ha operato nella situazione attuale, tra l’Israele politico a fondamento laico e democratico e l’Israele religioso, mentre sarebbe, a mio giudizio, la chiave di volta per dare libertà al Disegno di Dio di realizzarsi in Israele e nel mondo, senza che sia impedito dall’esistenza di un tipo di Israele nuovo come nazione e stato con costituzione laica. E’ lo stesso fenomeno che ha avuto la Chiesa cattolica nei tempi attuali, che appare nel mondo soltanto con la sua dimensione religiosa, mentre prima la sua missione strettamente religiosa era intimamente connessa col potere politico a sostegno di questa missione. L’Israele religioso è come la Chiesa, comunità essenzialmente religiosa, nata dalla venuta del Regno di Dio sulla terra, avente come missione la venuta del Regno in tutte le generazioni e alla fine della storia, e non a sostengo di alcuna entità politica a base religiosa.
A mio parere il punto più oscuro da comprendere è che posto occupa nel Disegno di Dio su Israele il costituirsi dell’Israele attuale come Nazione e Stato laico. In Chiesa, quando apriamo la Bibbia, e nei nostri incontri interreligiosi sia con il Giudaismo Ortodosso sia con quello Messianico, Israele appare sempre e solo nella sua dimensione religiosa, come portatrice della rivelazione di Dio al mondo. La pietra di scandalo e di separazione dal mondo cristiano, oggi, non è solo il rifiuto del Messia da parte del Giudaismo Ortodosso, ma lo è anche l’Israele politico non religioso, che porta avanti obiettivi laici e civili, sganciati da ogni riferimento religioso, che vengono giudicati in termini di ingiustizia verso i Palestinesi da gran parte del mondo cristiano cattolico.
A mio parere, se vogliamo entrare nella comprensione del Disegno di Dio nella storia riguardante Israele, dobbiamo di molto elevarci sulle questioni inerenti all’Israele politico di oggi o su ogni altra visione temporalistica riguardante Israele. Dobbiamo entrare nella comprensione del ruolo che ha Israele nel Disegno di Dio nell’ultimi tempi della storia, in cui siamo entrati con la fine del tempo delle nazioni e con l’inizio del tempo d’Israele come nazione di Dio chiamata negli ultimi tempi ad accogliere il suo Messia.
E’ questa visione delle cose che vorrei ora esprimere.
Tutti i grandiosi fenomeni di apostasia dalla fede in Cristo successi nei paesi europei nel secolo XX (vedi Nazismo e Comunismo, alleati assieme per distruggere il popolo di Dio, formato da ebrei e cristiani), la ricostruzione di Israele come Nazione e come Stato nella sua Terra d’origine, la improvvisa e sempre più accelerata formazione del Giudaismo Messianico, inizio del ritorno al Messia di tutto Israele, costituiscono tre potenti "segni", che siamo entrati negli ultimi tempi della storia, indicati nelle Scritture dalla fine del tempo delle nazioni e dall’inizio dell’accoglienza del Messia da parte di tutto Israele. Questi ultimi tempi hanno lo scopo di preparare gli uomini, soprattutto i credenti in Gesù, al suo ritorno nella gloria nell’ultimo giorno della storia. Il ricostituirsi di Israele come Nazione e Stato laico e l’accoglienza del Messia da parte di tutto Israele, di cui il Giudaismo Messianico attuale, sono solo l’inizio, ma non vanno interpretati in senso temporalistico come erano certe attese sulla venuta del Messia al tempo della prima venuta di Gesù nella storia. Il vero significato di Israele, negli ultimi tempi di attuazione del Piano divino della Salvezza, è completamente sganciato da ogni realizzazione politica di Israele, anche se l’Israele politico di oggi ha un significato nel Piano divino della salvezza. Non c’è nessuna Scrittura che parla di ristabilimento di Israele come Nazione e Stato teocratico, che abbia Dio e il suo Messia per capo. Se Israele deve accogliere il suo Re vero, il Messia, non è perché Gesù diventi il suo Re politico, ma perché questa accoglienza prepari il Nuovo Israele Messianico alla seconda venuta di Gesù nella gloria, in cui Gesù sarà parimenti accolto come Re da coloro che attendono con amore la sua venuta, siano essi Ebrei e Gentili. Non si tratta però dell’instaurazione di un Regno politico di Dio in Israele, ma della venuta del Regno escatologico del Padre nella sua definitività per tutti i giusti e santi di tutti i tempi.
Personalmente, quindi, sono convinto che è volontà di Dio che in questi tempi Israele abbia una duplice identità: una politica come Nazione e come Stato senza relazione alla Legge di Mosé; l’altra con l’identità del Giudaismo, chiamato da Dio a trasformarsi sempre più da Giudaismo antiMessianico in Giudaismo Messianico. Sono convinto che le due identità, non omogenee tra loro, fanno parte del piano di Dio sugli Ebrei oggi. Come cattolico, credente in Gesù, quando guardo il mondo ebreo, sono fortemente attratto dalla sua origine divina (Antico Testamento) e dall’attuale movimento del Giudaismo Messianico. Là mi sento a casa mia come nella mia stessa casa cattolica. Posso sostenere anche l’Israele come Nazione e come Stato laico, ma non allo stesso modo. Non c’è verso questo Israele una comunione spirituale, se non piuttosto un debito umano di riconoscimento di un popolo, che ha tanto patito nei secoli passati e che ora finalmente ritrova la sua patria e la sua unità politica. Da questo punto di vista sostengo nettamente Israele come Nazione e Stato anche a regime laico attuale, anche se posso criticare certe sue azioni antiPaestinesi. L’Israele politico di oggi, però, e il Giudaismo antimessianico sono rappresentanti dell’Israele secondo la carne, che deve entrare nell’ordine della salvezza mediante la fede in Gesù Messia, come lo devono fare le nazioni pagane. Verso l’Israele secondo la carne non c’è comunione spirituale con me cattolico; invece l’Israele Antico Testamento e il Giudaismo Messianico attuale mi sono parenti come il padre (Israele A.T.) e i fratelli (Giudaismo Messianico). Su un piano politico, da un punto di vista cattolico, io sarei per la libertà di opzione a favore o contro Israele nelle sue scelte politiche verso i Palestinesi, pur sostenendo la volontà di Israele di occupare la Terra Santa come sua propria patria terrena. E un po’ come i cattolici in Italia, che si dividono a destra e a sinistra in campo politico. Qua valgono giudizi politici più che religiosi, anche se alcuni giudizi politici, toccando facilmente "valori non negoziabili", come oggi si usa dire in Italia, dovrebbero trovare i cattolici di destra e di sinistra uniti tra loro a difenderli.
Non so quanto questo mia posizione si avvicina alla tua. Tu certamente sei più coinvolto nella situazione di Israele come Nazione e come Stato, perché vivi in Israele, io no. E’ questo tuo coinvolgimento che ti mette in singolare contrasto con i cattolici di Terra santa, che tu giudichi essere tutti contro Israele come Nazione e come Stato, mentre tu sei totalmente a favore. Tu vedi come questo punto impedisce ai cattolici di Terra Santa ad aprirsi alla novità del Giudaismo Messianico e alla valutazione dell’eredità religiosa, che pure Israele porta alla Chiesa. Impedisce loro di valutare rettamente il tuo impegno come cattolico per Israele. Quindi, il punto più delicato della vicenda è proprio qui. Tu dovresti chiarire meglio le tue relazioni con le diverse realtà, che portano oggi il nome di Israele e muoverti poi di conseguenza, nel linguaggio che usi e nelle opere che fai, in coerenza con questa visione delle cose.
Avrei piacere di avere un tuo giudizio su questa lungo esame sull’uso del termine "Israele", perché a mio parere, proprio sul modo diverso di intendere Israele, quando parliamo di esso, che il diavolo entra per metterci l’uno contro gli altri e per confondere le acque.
Ci sarebbe poi da fare un ulteriore studio sul ruolo di Israele nel tempo di oggi in relazione, da una parte, al Mondo Occidentale secolarizzato-Chiesa dei Gentili in mezzo alle nazioni e, dall’altra parte, al mondo Musulmano sia come religione che come Stati. ma a questo mi propongo di dedicare uno studio apposito.
Con affetto e unità di intenti per comprendere e collaborare all’opera di Dio ai nostri giorni.
P. Carlo Colonna